tratto da Passi per l'indipendenza
Per un paio di settimane ho tentato di insegnare a Dario a bere da una tazza, ma tutti i miei sforzi sono falliti, e ciò ha prodotto frustrazione e talvolta anche lacrime. Non faceva mai attenzione a ciò che avrebbe dovuto fare.
Guardava fuori dalla stanza, non rispondeva quando lo chiamavo per nome e metteva le mani dentro alla tazza oppure batteva le nocche delle dita sulla tazza.
Divenne evidente che fino a quando Dario non avrebbe prima appreso a prestare attenzione, sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, insegnargli a bere da quella tazza. Il mio obiettivo fu quindi di fare sì che Dario mi guardasse quando gli dicevo "Dario, guardami!".
Decisi di iniziare con Dario seduto a una distanza molto ravvicinata da me, che mi permettesse di guidarlo fisicamente a guardare. Dopo un po' di tempo che mi guardava quando glielo chiedevo, eliminavo questa guida e procedevo oltre, a piccoli passi.
Uno degli aspetti principali del mio piano di insegnamento per Dario fu di individuare un cibo che gli piacesse molto, qualcosa con cui premiarlo quando avesse eseguito ciò che gli avevo chiesto. Sapendo che gli piacevano i cereali croccanti e l'uvetta secca, ne tenni un po' a portata di mano. Nonostante intuissi che non fosse molto eccitato all'idea di imparare a prestare attenzione, sapevo anche che non era il tipo di bambino che avrebbe mai rifiutato un dolcetto.
Tutti i pomeriggi, quando gli altri due miei figli erano a scuola e avevo un po' di tempo libero, mi prendevo 5 minuti per Dario e gli dedicavo tutta la mia attenzione. Toglievo dal tavolo della cucina la zuccheriera, le tovagliette e il giornale del mattino in modo che non si distraesse. Poi prendevo una sedia e facevo in modo che fossimo seduti l'uno di fronte all'altro. Volevo che diventasse una piacevola abitudine per mio figlio, un'abitudine consueta. Da quel momento in poi ogni pomeriggio svolgemmo una sessione di insegnamento di cinque minuti in cucina.
Iniziai il programma di martedì. Avevo preparato tutto: il tavolo era sgombro, le sedie sistemate una di fronte all'altra e anche i dolcetti erano a portata di mano. Portai Dario in cucina e lo feci sedere sulla sedia. Quando si sedette gli diedi subito un dolcetto e gli feci un complimento: "Bravo Dario, ti sei seduto".
All'inizio, quando dissi "Dario guardami" non fece nulla. Fu come parlare da solo; continuava a guardare fuori dalla finestra. Provai un'altra volta e si alzò e se ne andò in giro per la stanza. Mi resi conto che avevo dimenticato di guidarlo fisicamente. Mi alzai e lo riportai indietro. "Dario siediti", dissi, mentre lo aiutavo a sedersi. Gli diedi subito un dolcetto e gli dissi "Bravo, ti sei seduto".
Una volta tornato alla sedia, ero determinato a non commettere lo stesso errore chiedendogli una cosa che non era ancora in grado di fare. Questa volta spostai la sedia in modo da essere seduti sì l'uno di fronte all'altro, ma più vicini. Mi chinai in modo che il mio viso fosse al livello dei suoi occhi. Mentre avvicinavo il dolcetto al livello del mio viso dissi "Dario guardami", e inclinai dolcemente la testa di Dario affinché vedesse il dolcetto. Non poté fare altro che vederlo e in quel momento fece davvero attenzione al dolcetto. Lo premiai immediatamente mettendoglielo in bocca. "Bravo Dario", dissi.
Era un buon momento per concludere la sessione, nonostante fosse durata solo pochi minuti. Più importante della durata era il fatto che la sessione si fosse conclusa con una nota positiva. Dario aveva guardato il dolcetto e, in quel momento, era tutto ciò che chiedevo.
Continuammo a svolgere una sessione di insegnamento al giorno. Le sessioni duravano solo 4 o 5 minuti; io ripetevo il comando "Dario guardami" e lo premiavo una dozzina di volte. Dopo diversi giorni iniziai a guidargli il capo sempre meno. Dopo molte sessioni finalmente mi guardò senza che io dovessi guidargli la testa. Dopo avere stabilito qualche contatto visivo, lavorai sull'allontanarmi
Iniziai preparando una tabella semplice con una casella per ciascun giorno. Ogni volta che dicevo "Dario guardami" segnavo una x in una delle caselle. Se mi guardava in 3 secondi cerchiavo la x. In questo modo riuscivo a calcolare facilmente la percentuale del tempo che Dario impiegava a gurdarmi. Alla voce "osservazioni" annotavo quanto lo avevo guidato in quella sessione. Continuai con la stessa percentuale fino a che non mi guardò in 3 secondi costantemente (stabilì un criterio dell'80% di successi o di più). Successivamente, diminuii leggermente la guida e continuai a tenere il punteggio. È una grande soddisfazione vedere i suoi progressi sulla tabella.